DEPURATORE CONSORTILE

Normalmente chi vive nell’AXA considera con occhio più o meno benevolo lo stato delle strade, dei marciapiedi, se i giardini sono stati rasati, le siepi potate; qualche volta riflette compiaciuto che a Roma gli alberi cascano e le buche arricchiscono i gommisti e le officine. Raramente si ricorda che uno dei compiti più onerosi e gravosi che il Consorzio si deve accollare è quello della depurazione delle acque, grazie al quale, tra l’altro, il consorziato può dimezzare la bolletta ACEA.
La gestione e la manutenzione dell’impianto di depurazione impegnano circa il 25 % del bilancio annuale, senza alcun contributo da parte del Comune, mentre per l’adeguamento della sua potenzialità è prevista una spesa di circa 1,3 milioni di euro spalmata su tre-quattro anni.
La necessità del potenziamento è principalmente legata alle ultime leggi edilizie che hanno consentito il frazionamento delle abitazioni con notevole incremento del numero degli utenti.
Ciò è stato accolto con piacere dai proprietari che hanno potuto realizzare delle abitazioni per i loro figli o, vendendole, ricavarne dei notevoli profitti; anche il Comune ne ha tratto dei benefici incassando i succulenti oneri di urbanizzazione. Peccato che però l’urbanizzazione sia tutta a carico del Consorzio.
Il progetto prevede l’aumento della capacità depurativa da 10.000 utenti equivalenti a 15.000, consentendo quindi il distacco dal depuratore di Casalpalocco che, a causa del profilo altimetrico del comprensorio e sulla base di un accordo stilato ai tempi della lottizzazione, tratta circa il 14% delle utenze AXA.
Questo distacco è opportuno anche perché le sempre più stringenti normative in fatto di ambiente, i severi controlli e la pesantezza delle eventuali sanzioni, non solo economiche ma penali, consigliano di gestire in proprio questi impianti.
Per questo importante progetto è stata richiesta al X Municipio l’indizione di una Conferenza dei Servizi che si prevede possa essere espletata entro il prossimo gennaio. Questo passaggio è fondamentale ai fini di tutte le autorizzazioni richieste ma permette di adire ad una IVA agevolata; chi pensasse che il privato che realizza una infrastruttura urbanistica primaria surrogando lo Stato dovrebbe non essere tassato ma premiato, ancora non ha capito in che regime ci siamo cacciati.
Il progetto si articola su tre lotti di lavori indipendenti tra loro per confluire, si spera, entro l’estate 2022 con il suo completamento; i lotti riguardano l’impianto di sollevamento, le condotte in pressione e gli impianti di depurazione veri propri.

Impianto di sollevamento
Attualmente un collettore a gravità, esistente in via Alceo, convoglia i reflui e le portate di pioggia provenienti dalla zona bassa dell’AXA confinata tra le vie C. Colombo, Stesicoro, Senofane e Alceo nella rete fognaria del consorzio di Casal Palocco.
Il progetto prevede il mantenimento di questa cucitura idraulica al fine di utilizzarla semplicemente come scolmatore di piena a gravità, con la garanzia che nel momento dello sfioro verso la rete di Casal Palocco siano già entrati in funzione gli scolmatori posti a valle. Quindi, l’attuale collettore fungerà esclusivamente da scolmatore delle acque di pioggia, senza in alcun modo gravare sul depuratore del Consorzio Palocco.
All’incrocio delle vie Senofane – Alceo sarà realizzato un manufatto interrato in cemento armato che convoglierà le acque reflue nella vasca dell’impianto di sollevamento, dal quale usciranno due collettori a pressione del diametro di 250 mm che recapiteranno le acque fino al depuratore consortile dell’AXA, ubicato all’incrocio tra la via dei Pescatori e la via di Macchia Saponara.
L’impianto di sollevamento sarà ubicato nel lotto ex Drive in all’angolo Senofane-Alceo, grazie all’acquisizione da parte del Consorzio di una servitù perpetua ed esclusiva sul lotto di proprietà OSTRO di 135 m², e sarà costituito da una vasca interrata di 100 m³ asservita da pompe e relativo quadro di controllo.

Condotte in pressione
Dall’impianto di sollevamento partiranno, ad una quota di 1,5 metri sotto il livello stradale, due condotte in pressione per raggiungere gli impianti di depurazione posti in prossimità dell’incrocio tra via di Macchia Saponara e via dei Pescatori. Il primo tratto del percorso, su via Senofane, è stato, a suo tempo, già realizzato mentre è stata formulata la richiesta di manifestazione di interesse per indire la gara di appalto per il tratto rimanente di circa 750 metri. La condotta correrà in parte su via di Macchia Saponara e, in parte, su lotto privato per il quale il Consorzio ha acquisito una servitù in analogia per quanto detto a proposito dell’impianto di sollevamento. Le condotte in pressione presenteranno pendenze alternate nel segno, al fine di garantire i punti di minimo e di massimo per inserimento degli sfiati e degli scarichi, necessari per un corretto funzionamento idraulico e per eventuali interventi manutentivi.

Processi di depurazione
Prima di descrivere i lavori del progetto penso sia conveniente riassumere in cosa consiste una linea di depurazione acque.
Le acque reflue non possono essere reimmesse nell’ambiente tal quali poiché il terreno, il mare, i fiumi e i laghi non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità autodepurativa. Il trattamento di depurazione dei liquami urbani consiste in una successione di più fasi durante i quali, dall’acqua reflua vengono rimosse le sostanze indesiderate, che vengono concentrate sotto forma di fanghi, dando luogo a un effluente finale di qualità tale da risultare compatibile con l’ambiente.
Negli impianti di depurazione tradizionali a servizio di centri urbani vengono trattate, di norma, le acque di rifiuto domestiche e, se la fogna è di tipo unitario, anche le acque cosiddette di ruscellamento. Le acque di origine domestica sono quelle provenienti dalle attività domestiche e dalla deiezione umana, queste ultime ricche di urea, grassi, proteine, cellulosa ecc. Le acque di ruscellamento sono quelle provenienti dal lavaggio delle strade e le acque pluviali e possono contenere una serie di microinquinanti quali idrocarburi, pesticidi, detergenti, detriti di gomma etc.
Una delle principali caratteristiche dei reflui urbani è la biodegradabilità, che ne rende possibile la depurazione attraverso trattamenti biologici.
Gli impianti di depurazione sono costituiti da una serie di manufatti (in genere in calcestruzzo armato) e apparecchiature e vi si possono distinguere due linee specifiche:
la linea acque;
la linea fanghi.

Nella linea acque vengono trattati i liquami grezzi provenienti dalle fognature e di regola comprende tre stadi, chiamati:
pretrattamento: per la rimozione dei corpi estranei e delle sostanze organiche sedimentabili.
Comprende la grigliatura, la sabbiatura, la sgrassatura e la sedimentazione primaria;
trattamento ossidativo biologico: per la rimozione delle sostanze organiche sedimentabili e non sedimentabili contenute nel liquame. Comprende l’aerazione e la sedimentazione secondaria:
trattamenti ulteriori: per un ulteriore affinamento del grado di depurazione e per abbattere quelle sostanze che non vengono eliminate durante i primi due trattamenti.

Nella linea fanghi vengono trattati i fanghi ottenuti durante le fasi di sedimentazione della linea acque.
Lo scopo di tale linea è l’eliminazione di gran parte dell’acqua contenuta nei fanghi e di ridurne il volume, nonché di stabilizzare (rendere imputrescibile) il materiale organico e di distruggere gli organismi patogeni presenti, in modo tale da rendere lo smaltimento finale meno costoso e meno dannoso per l’ambiente.

L’effluente finale chiarificato viene convogliato in un emissario, con recapito finale le acque superficiali (corsi d’acqua, mare, ecc.).

I trattamenti svolti all’interno di un impianto di depurazione possono essere classificati in:
trattamenti meccanici: fanno parte di questa tipologia le operazioni preliminari di rimozioni dei solidi non disciolti quali la grigliatura (stracci, ghiaia, etc.) e la dissabbiatura (terra, etc.) e la disoleazione, in quanto le sostanze oleose tendono a rivestire le materie biologiche impedendone l’ossidazione.
trattamenti chimici: si basano sull’aggiunta di reattivi per agevolare particolari reazioni chimiche; a tale categoria appartengono le reazioni di neutralizzazione e l’aggiunta di sostanze per facilitare la precipitazione e la disinfezione;
trattamenti biologici: consistono nella biodegradazione da parte di microrganismi di tutte le sostanze organiche presenti nell’acqua da depurare, fino a trasformarle in sostanze più semplici e innocue dal punto di vista ambientale. Questo trattamento non è altro che un’estensione dell’autodepurazione che ha luogo spontaneamente nei corsi d’acqua, operata, in questo caso, in un ambiente in cui si mantengono artificialmente determinate condizioni ottimali allo scopo di concentrare e accelerare il processo in atto.
La vasca dei fanghi attivi è la vasca fondamentale della depurazione biologica, dove i microorganismi che ossidano e degradano la sostanza organica sono sospesi in una soluzione fangosa continuamente ossigenata e mescolata dal flusso di aria proveniente da erogatori posti sul fondo della vasca. Dopo un certo tempo di permanenza in questa vasca, opportuno per la degradazione delle sostanze organiche e l’ossidazione dei nitriti, il fango viene inviato a un sedimentatore che separa il fango attivo (contenente i microorganismi) dal refluo chiarificato.
La fase ossidativa è fondamentale nella depurazione sfruttando le capacità di alcuni microrganismi di utilizzare per il proprio metabolismo i contaminanti organici.
Questo trattamento prevede un’abbondante aerazione perché i batteri presenti nel refluo stesso hanno bisogno di ossigeno per degradare la sostanza organica presente, e più è alto il carico organico e maggiore sarà la richiesta di ossigeno da parte dei batteri aerobi.
Ulteriori trattamenti: sebbene la maggior parte di questi trattamenti non costituiscano “il cuore” dell’impianto di trattamento (come l’ossidazione biologica) sono importantissimi e permettono una depurazione ancora più efficace e spinta. Principalmente consistono in processi di chiariflocculazione (precipitazione di sostanze sospese non sedimentabili), denitrificazione (eliminazione delle sostanze organiche a base azoto effettuata dapprima con l’ossidazione dei nitriti in nitrati e quindi con la loro trasformazione in azoto gassoso tramite batteri anaerobi) e clorazione, che è il procedimento più utilizzato per la depurazione microbiologica delle acque in quanto il cloro ossida le sostanze organiche e inorganiche inattivando i microrganismi.

Interventi di potenziamento
L’impianto di depurazione, ampliato per poter servire un’utenza pari a 15.000 abitanti equivalenti, è stato dimensionato per trattare reflui di portata media pari a circa 190 mc/h con punte massime di 375.
Gli interventi di adeguamento riguardano principalmente la realizzazione di una terza linea di depurazione e un adeguamento sia dei trattamenti preliminari, che delle stazioni della linea acque e fanghi.
Si prevede di:
– Costruire una nuova sezione di pretrattamenti costituita da due griglie grossolane verticali e da una vasca di dissabbiatura/disoleatura aerata, da dove il refluo verrà inviato ad un nuovo pozzetto ripartitore che dovrà suddividere la portata tra le tre linee di trattamento;
-Demolire la zona centrale dell’impianto occupata dai pretrattamenti attuali, dove sarà costruita la terza linea del biologico necessaria per far fronte all’incremento di abitanti da trattare;
-Demolire i letti di essiccamento e le vasche di pioggia poste accanto ad essi (attualmente in disuso), e costruire nella stessa area il terzo sedimentatore secondario, avente le stesse dimensioni di quelli esistenti, e il monoblocco adibito alla linea fanghi. Esso sarà costituito da una vasca di digestione, a servizio della nuova linea, una vasca di miscelazione di tutti i fanghi provenienti dalle tre linee di trattamento e da una vasca d’ispessimento;
-Smantellare l’ispessitore esistente ed il serbatoio esterno adiacente;
-Smantellare la nastropressa e sostituirla con una centrifuga in grado di trattare una portata di fanghi pari a 14,44 m3/d; considerando un funzionamento di 8 ore/d per 3 d/sett., tale centrifuga dovrà avere una portata minima di circa 4 mc/h.

Di seguito viene riportato una pianta “post operam” in scala dove in nero sono gli impianti esistenti e in rosso le opere da realizzare.
Legenda
1) pretrattamenti
21) vasca di ossidazione, nitrificazione e denitrificazione linea 1
22) vasca di ossidazione, nitrificazione e denitrificazione linea 2
23) vasca di ossidazione, nitrificazione e denitrificazione linea 3 (nuova)
31) vasca di sedimentazione linea 1
32) vasca di sedimentazione linea 2
33) vasca di sedimentazione linea 3 (nuova)
4) estrattore fanghi
5) clorazione – misuratore di portata –  misuratore cloro residuo
6) vasca di pioggia *

* Questa vasca è stata aggiunta in accordo con le nuove disposizioni in materia che prevedono, in caso di piogge eccezionali, che le acque in eccesso non vengano più inviate direttamente allo scolmatore, ma subiscano comunque un pretrattamento (grigliatura e sedimentazione) e una disinfezione.

Maurizio Palchetti

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